LA MIA VITA DA AVATAR di Maria Vittoria Giglio
-“BOOOOM BAAAAM”
-“MUORI STUPIDO!!”
-“HO VINTOOOOO”
Parolacce varie se la vittoria dovesse tardare ad arrivare o peggio, non dovesse arrivare proprio.
Secondo voi come mi sono sentito in tutti questi anni?
“Lavoro” come avatar da 20 anni in una cooperativa di videogame…interessante, vero? Assolutamente no!
All’inizio ero emozionatissimo, iniziò tutto con un colloquio alla “INTEL PROJECT FOR YOUNG PEOPLE” mi assunsero immediatamente, ricordo ancora il direttore della casa programmatrice,
con la sua voce ferma e autorevole disse: “Bene giovanotto, ho dato un’occhiata al tuo curriculum, sei in gamba e hai le qualifiche adatte per diventare parte integrante del mio progetto. SEI
ASSUNTO”.
All’inizio ero emozionatissimo, iniziò tutto con un colloquio alla “INTEL PROJECT FOR YOUNG PEOPLE” mi assunsero immediatamente, ricordo ancora il direttore della casa programmatrice,
con la sua voce ferma e autorevole disse: “Bene giovanotto, ho dato un’occhiata al tuo curriculum, sei in gamba e hai le qualifiche adatte per diventare parte integrante del mio progetto. SEI
ASSUNTO”.
Felicissimo, corsi verso casa per dare la buona notizia alla mia fidanzata, la quale, con gli occhi più “a cuore” che mai mi disse che il mattino seguente sarebbe andata a casa dei suoi genitori per dir loro che ci saremmo sposati qualche mese più tardi.
Ci coricammo e improvvisamente sentimmo degli spari, lei si girò verso di me urlando, io cercai di tranquillizzarla appoggiando la mia mano sulla sua bocca, per evitare che i miei rapinatori
sentissero le urla e venissero ad ucciderci.
Dopo le urla, vennero le lacrime, non dovute agli spari bensì a dello spray al peperoncino spruzzato dai malviventi. Da lì iniziò la lotta più breve e inutile della mia vita, non sto parlando dell’ebbrezza che si prova dopo aver vinto un combattimento giocando alla Play, ma dei tentativi
vani che feci per preservare quello che è stato l’unico amore della mia vita dal proiettile che gli fu letale.
Non ricordo cosa mi abbiano fatto dopo averla uccisa, trascorsero pressappoco due ore, mi ritrovai legato ad una sedia con del nastro adesivo sulla bocca. Più o meno le cose andarono così; di fronte
a me c’era il mio datore di lavoro, il quale, con la sua risatina malefica pronunciò queste parole: "Adesso tu appartieni a me, sarai un avatar fino a quando i teenagers non saranno stanchi di te e vorranno un altro personaggio”. Non ebbi il tempo di replicare perché il mattino dopo mi
ritrovai proiettato sugli schermi di più di un milione di televisioni del pianeta Terra.
Ero e sono ancora oggi un microscopico pixel separato dalla sua vita normale per via di un inganno. C’è tanto rumore attorno a me, vengo continuamente sottoposto a test affinché si rendano conto di quanto guadagnino in un solo giorno.
“A quanto ammonta oggi?” domanda il signor Straich.
“Una bellezza signore, quel pixel è formidabile” rispondono come macchinette i dipendenti.
Qualche giorno fa ho perso la pazienza e ho risposto in malo modo al direttore:”Idiota, troverò il modo di uscire da questo oblio e giuro che te la farò pagare!”
Mi ha guardato e con risata saccente ha replicato:”Sei un povero fallito, a breve morirai, non potrai piacere in eterno a questi deficienti, utili solo a far crescere le mie azioni”.
Zittito da tale indisponenza, ho pensato che non è e non sarà mai un computer o un joystick a comandare il cuore di un umano. Per tutti quei “deficienti” sono il Capitan Mr.Z, il più temibile tra
tutti gli eroi del Sistema Solare, ma nel mio cuore sono una persona vinta da un terribile scherzo del destino. Vediamo se riesco a far arrivare bene il messaggio: il primo ad essere favorevole al
rischio nella vita, è il sottoscritto; però attenti al “Game over”! Così come fa male a voi vedere quella scritta dopo una disfatta, a me ha ferito profondamente essere trattato nel modo recentemente citato da una società che fin da bambino credevo di poter cambiare, grazie ai tanti
anni di sacrifici passati a studiare.
In tutto ciò, cerco di vedere il lato positivo della situazione che mi trovo ad affrontare ad esempio, i sorrisi dei ragazzi quando aprono il videogioco nel quale sono il protagonista. Che belli! Non
avete la più pallida idea di quanto abbia sempre desiderato avere tra le mie braccia un fagottino che mi chiamasse “Papà” e che mi sorridesse!
Ebbene sì, evasi da questa prigione per un’intera notte e fu il momento migliore di tutta la mia esistenza da avatar. Giulio, chiamasi la causa della mia celere felicità, un bambino apparentemente come tutti gli altri, al quale però, non piacevano i videogame. Nonostante questa
sua repulsione verso il mondo tecnologico, i suoi genitori acquistarono un joystick e il “mio” videogame in vista del suo ottavo compleanno.
“Giulietto, bello di mamma, scarta la carta!”
Ci coricammo e improvvisamente sentimmo degli spari, lei si girò verso di me urlando, io cercai di tranquillizzarla appoggiando la mia mano sulla sua bocca, per evitare che i miei rapinatori
sentissero le urla e venissero ad ucciderci.
Dopo le urla, vennero le lacrime, non dovute agli spari bensì a dello spray al peperoncino spruzzato dai malviventi. Da lì iniziò la lotta più breve e inutile della mia vita, non sto parlando dell’ebbrezza che si prova dopo aver vinto un combattimento giocando alla Play, ma dei tentativi
vani che feci per preservare quello che è stato l’unico amore della mia vita dal proiettile che gli fu letale.
Non ricordo cosa mi abbiano fatto dopo averla uccisa, trascorsero pressappoco due ore, mi ritrovai legato ad una sedia con del nastro adesivo sulla bocca. Più o meno le cose andarono così; di fronte
a me c’era il mio datore di lavoro, il quale, con la sua risatina malefica pronunciò queste parole: "Adesso tu appartieni a me, sarai un avatar fino a quando i teenagers non saranno stanchi di te e vorranno un altro personaggio”. Non ebbi il tempo di replicare perché il mattino dopo mi
ritrovai proiettato sugli schermi di più di un milione di televisioni del pianeta Terra.
Ero e sono ancora oggi un microscopico pixel separato dalla sua vita normale per via di un inganno. C’è tanto rumore attorno a me, vengo continuamente sottoposto a test affinché si rendano conto di quanto guadagnino in un solo giorno.
“A quanto ammonta oggi?” domanda il signor Straich.
“Una bellezza signore, quel pixel è formidabile” rispondono come macchinette i dipendenti.
Qualche giorno fa ho perso la pazienza e ho risposto in malo modo al direttore:”Idiota, troverò il modo di uscire da questo oblio e giuro che te la farò pagare!”
Mi ha guardato e con risata saccente ha replicato:”Sei un povero fallito, a breve morirai, non potrai piacere in eterno a questi deficienti, utili solo a far crescere le mie azioni”.
Zittito da tale indisponenza, ho pensato che non è e non sarà mai un computer o un joystick a comandare il cuore di un umano. Per tutti quei “deficienti” sono il Capitan Mr.Z, il più temibile tra
tutti gli eroi del Sistema Solare, ma nel mio cuore sono una persona vinta da un terribile scherzo del destino. Vediamo se riesco a far arrivare bene il messaggio: il primo ad essere favorevole al
rischio nella vita, è il sottoscritto; però attenti al “Game over”! Così come fa male a voi vedere quella scritta dopo una disfatta, a me ha ferito profondamente essere trattato nel modo recentemente citato da una società che fin da bambino credevo di poter cambiare, grazie ai tanti
anni di sacrifici passati a studiare.
In tutto ciò, cerco di vedere il lato positivo della situazione che mi trovo ad affrontare ad esempio, i sorrisi dei ragazzi quando aprono il videogioco nel quale sono il protagonista. Che belli! Non
avete la più pallida idea di quanto abbia sempre desiderato avere tra le mie braccia un fagottino che mi chiamasse “Papà” e che mi sorridesse!
Ebbene sì, evasi da questa prigione per un’intera notte e fu il momento migliore di tutta la mia esistenza da avatar. Giulio, chiamasi la causa della mia celere felicità, un bambino apparentemente come tutti gli altri, al quale però, non piacevano i videogame. Nonostante questa
sua repulsione verso il mondo tecnologico, i suoi genitori acquistarono un joystick e il “mio” videogame in vista del suo ottavo compleanno.
“Giulietto, bello di mamma, scarta la carta!”
Il bambino eseguì e “snobbò” così il regalo:”Mamma e papà avrei preferito che mi prendeste un bel libro e non questo gioco neurodegenerativo!”
Sbalorditi dal livello di maturità del loro figliolo, lo incitarono quanto meno a provare.
Successivamente Giulio accettò e accese il televisore.
“Cosa ci trovano di tanto entusiasmante i miei coetanei in questi giochi?”
In quel momento non seppi resistere, per quanto assurdo possa sembrare, iniziammo a parlare;
allungai la mia mano e lui tese il suo braccio trascinandomi fuori da quell’incubo e tutti i videogiochi di “Capitan Mr Z”, per una notte smisero di funzionare.
Quando entrai nel mondo virtuale, avevo solo 25 anni, uscii dalla tele con 10 anni in più…provai anche la sensazione di avere i capelli bianchi, proprio come un uomo comune raggiunta quell’età.
“Ciaooooooo, dove hai intenzione di alloggiare stanotte?”
“Giulio, giusto?”
“Sì, perché?”
“Gentilmente potrei rimanere qui?”
“Va bene, però mi dovrai raccontare tutto ciò che ti è capitato”
Accettai e iniziai a narrargli del mio passato e lui, abbracciandomi disse:”Stai tranquillo, mi stai già
molto simpatico”
E fu in quel momento che la terra iniziò a tremare , proprio come accadde quella nefasta notte…poi vennero gli spari, pregai Giulio di nascondersi sotto il letto, ubbidì e non lo vidi mai più.
Mi manca essere un comune mortale e nessuno potrà mai capire quanto.
Sbalorditi dal livello di maturità del loro figliolo, lo incitarono quanto meno a provare.
Successivamente Giulio accettò e accese il televisore.
“Cosa ci trovano di tanto entusiasmante i miei coetanei in questi giochi?”
In quel momento non seppi resistere, per quanto assurdo possa sembrare, iniziammo a parlare;
allungai la mia mano e lui tese il suo braccio trascinandomi fuori da quell’incubo e tutti i videogiochi di “Capitan Mr Z”, per una notte smisero di funzionare.
Quando entrai nel mondo virtuale, avevo solo 25 anni, uscii dalla tele con 10 anni in più…provai anche la sensazione di avere i capelli bianchi, proprio come un uomo comune raggiunta quell’età.
“Ciaooooooo, dove hai intenzione di alloggiare stanotte?”
“Giulio, giusto?”
“Sì, perché?”
“Gentilmente potrei rimanere qui?”
“Va bene, però mi dovrai raccontare tutto ciò che ti è capitato”
Accettai e iniziai a narrargli del mio passato e lui, abbracciandomi disse:”Stai tranquillo, mi stai già
molto simpatico”
E fu in quel momento che la terra iniziò a tremare , proprio come accadde quella nefasta notte…poi vennero gli spari, pregai Giulio di nascondersi sotto il letto, ubbidì e non lo vidi mai più.
Mi manca essere un comune mortale e nessuno potrà mai capire quanto.
Maria Vittoria Giglio (I A Liceo classico)
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